26/10/2021

A 70 anni sono lieto della nuova missione

A 70 anni sono lieto della nuova missione


Dimensione storica

25 anni fa arrivavano in Romania i salesiani italiani del Triveneto. Io sono arrivato solo due mesi fa. Tutto è nato da una lettera che Venceslao, allora seminarista diocesano di Bacau in Romania, scrisse al Rettor Maggiore dei salesiani dicendo che sentiva la chiamata ad essere figlio di Don Bosco. Questa domanda, giunta subito dopo la caduta del regime di Ceaușescu, fu letta come un appello di una terra intera. Ecco che a Constanza, sul Mar Nero i salesiani hanno aperto un oratorio e un centro per corsi professionalizzanti. Quando il 23 agosto di quest’anno sono arrivato qui i ragazzi in costume tradizionale mi hanno offerto pane, sale e vino e poi mi hanno cantato il loro inno nazionale che parla di latinità (Traiano) e di cristianesimo. Un inno che non potevano cantare sotto la dittatura comunista. La cosa bella è che quel seminarista Venceslau adesso è il mio superiore e io sono felice di essere di aiuto.  I salesiani romeni sono 5 e dal 2000 a 300 km di qui c’è un altro oratorio salesiano e uno in Moldavia.

Dimensione logistica 

L’opera salesiana in Constanta ha la caratteristica della ‘fattoria di Valdocco’, cioè  case basse e distinte: l’oratorio, le case-famiglia, la cappella pubblica, il centro dei corsi professionali, i campi da gioco, l’orto, le galline, il cane. Su di un ettaro di terreno ci sono 6 casette. Tre già c’erano e le altre sono state costruite dai salesiani. Spazio per i ragazzi del dopo-scuola, i gruppi del sabato, la messa della domenica, i campi e la sala da giochi è sufficiente. Durante l’estate si riempie, durante il resto dell’anno le presenze sono più distribuite (covid permettendo). L’opera salesiana è inserita con naturalezza nel quartiere: non è vistosa o appariscente, non è ricca o si distingue dal resto delle case, non è neppure un buco o una struttura provvisoria. E’ semplicemente in armonia con la periferia della città. L’orto e il pollaio potrebbero essere ridimensionati a favore di una spazio per la casa-famiglia, anche perchè ci manca un vero ortolano e manutentore che sappia sfruttarlo. Fa parte dello stile romeno.

Entra nel ‘villaggio salesiano’ anche una casa al di là della strada, Margherita è il suo nome, che adesso è utilizzata per accoglienza di persone e gruppi che vogliono trascorrere una settimama di studi, convivenza, ritiri o semplicemente per ospitalità. E’ una casa modesta.

Dimensione pastorale

Ho fatto un giretto per i paesi limitrofi e sempre ho visto chiese solo ortodosse. (80%) Soltanto in alcuni centri c’è anche la chiesa cattolica (10%) o la chiesa della riforma protestante e nei grossi centri anche la moschea. Qui la gente vive in armonia tra tradizioni religiose diverse: spesso il marito è ortodosso e la moglie cattolica, oppure lui è mussulmano e lei è ortodossa. Ci sono anche gli zingari con la loro cultura. E noi all’oratorio accogliamo tutti senza distinzione. Anche tra gli animatori abbiamo una varietà interessante, così pure tra il personale. Se non me lo dicevano non me ne sarei accorto. Mi rendo conto che è un mondo diverso dalla nostra terra. E’ diverso nel paesaggio, nel modo di mangiare, nelle abitazioni (si tolgono le scarpe all’entrata come in SudTirolo), nel guidare la macchina, eccetera, ma è un popolo accogliente, semplice, genuino. La diocesi cattolica in cui vivo è grande come tutta l’Austria e il mio decanato come tutto il Trentino  ha 10 parrocchie. Dopo due mesi ci conosciamo tutti e tutti sanno l’italiano perchè hanno studiato a Roma. Ancora non so celebrare nella loro lingua, ma sto studiando. E’ meno facile di quello che pensavo. In Africa francofona, in portoghese brasiliano, in spagnolo sudamericano dopo un mese sapevo già cavarmela nella liturgia. Qui non ancora. Però sono contento di completare così le lingue neo-latine. Devo anche convincermi che ho già 70 anni suonati. Il mio inserimento è stato guidato dallo stile di Charles de Foucauld: servire, fare le piccole cose di casa, imparare, leggere e studiare, pregare e silenzio. Sono contento di fare l’ospite o il forestiero così provo sulla mia pelle quello che prova tante gente immigrata. Qui a un prete non si dice ‘don’, ma ‘parinte’. Mi piace. Mi sentono come loro parente, parente di tutti.

Paul Baldiseropt (traslitterazione)

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