08/03/2023

Buonanotte animazione vocazionale e missionaria

Carissimi confratelli, in questo pensiero di buonanotte mi permetto di condividere una vicenda personale che, in questi giorni, mi ha provocato e commosso. Da qualche giorno la mamma si trova in ospedale per una bronco polmonite. Tutto, ringraziando il Signore, sembra essere sotto controllo e in via di miglioramento. Domenica pomeriggio, al termine del meeting MGS dei ragazzi delle medie, ho fatto un salto all’ospedale di Camposampiero per portare un saluto. Entrato in camera c’era anche il papà. Dopo qualche minuto di saluti e chiacchiere ho assistito a questa conversazione. Il papà, dovendo improvvisarsi, suo malgrado, cuoco e uomo di casa, chiedeva delucidazioni su come cucinare le verdure al vapore e la mamma, con pazienza e in modo dettagliato, forniva le indicazioni necessarie. Il tutto si è concluso, dopo qualche minuto, con la seguente affermazione (traduco dal dialetto veneto): “tanto appena vado fuori dalla porta non mi ricordo niente…domani quando è ora ti chiamo e facciamo in diretta”. Sembra che, in conclusione, la cottura sia andata a buon fine. Un breve siparietto che, con la tenerezza creata da un momento di fatica e distacco obbligato, racconta di quasi 50 anni di matrimonio, di abitudini consolidate, di un bene che, nonostante fatiche e vicissitudini, dura nel tempo e si rinsalda nell’ora della prova. Tornando a Mogliano in macchina mi trovavo a ringraziare il Signore per la testimonianza dei miei genitori e a ricordarmi che, probabilmente, è questa testimonianza vocazionale migliore di tanti cammini, incontri, riflessioni e fantasie pastorali. Se non migliore è certamente il terreno fecondo su cui tutto il resto può poggiare e da cui tutto il resto può portare frutto.

Don Bosco, lo sappiamo tutti, scrive la lettera del 1884 nella quale racconta di un sogno in cui, accompagnato da Valfrè, vede la situazione dell’Oratorio prima del 1870 e, successivamente, quella dell’Oratorio nel 1884. Rimane celebre la frase che lo stesso Valfrè rivolge a don Bosco sconsolato per il decadimento a cui ha assistito: “ci manca il meglio. Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati”. Tante volte abbiamo letto questa frase, l’abbiamo fatta nostra chiedendoci come rendere visibile, chiaro ai giovani questo amore del Signore nei loro confronti. Tante volte ci siamo riusciti e, da buoni padri, siamo riusciti ad essere testimoni, specchi di questo sguardo di predilezione che il Signore ha per la gioventù. Più di rado, forse, ci è capitato di “usare” e fare nostra questa frase nel rapporto con i confratelli, nella comunità in cui siamo chiamati a vivere. Pensiamo che bello se i confratelli con cui viviamo, con chi è anziano, con chi è giovane, con chi ha il servizio dell’autorità da portare avanti, con chi ha ricevuto un incarico ispettoriale, con chi soffre o è in fatica…potessimo non solo volerci bene ma rendere manifesti la stima, l’affetto, la gratitudine con sincerità e verità. Probabilmente questo sarebbe uno spot vocazionale molto forte e credibile per i giovani che vivono con noi e per tutti quelli che, tanto o poco, ci incontrano quotidianamente.

Chiediamo che la Quaresima che stiamo vivendo, con tutto quanto personalmente e comunitariamente cerchiamo di mettere in campo per vivere un po’ di più, rinsaldi, innanzitutto, la nostra fraternità perché non solo possiamo volerci bene ma anche dircelo e manifestarcelo esplicitamente. E’ la preghiera per le vocazioni più bella che possiamo donare anche ai giovani in discernimento: ai nostri novizi (oggi sono passati 6 mesi esatti…sono a metà del cammino) e ai nostri pre-novizi che hanno presentato la domanda a fine febbraio. Buona Quaresima a tutti, Don Fabio (animatore missionario) e don Luca (animatore vocazionale)

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