Dove sono i giovani?
Il Campo Gex Triveneto che aspira ad osare il futuro
Quante volte ce lo siamo chiesti, magari con un pizzico di rassegnazione. La risposta, in questi giorni, è arrivata chiara: i giovani ci sono, se trovano un luogo in cui sentirsi accolti, ascoltati e coinvolti.
Dal 3 al 9 agosto, una ventina di ragazzi – studenti, lavoratori, chi già laureato e chi ancora in corso di studi – si sono ritrovati per un campo organizzato dalla Federazione Ex Allievi del Triveneto. Una settimana intensa, vissuta tra camminate, cucina comunitaria, momenti di riflessione e tanto spirito salesiano. Non un’esperienza “per i giovani”, ma di giovani, in cui ciascuno ha portato energie, idee, domande e sorrisi.
La scintilla è partita da Trento, dove un gruppo di giovani Ex Allievi ha iniziato a riunirsi e a contagiare con il proprio entusiasmo altri coetanei. Da lì l’idea di allargare il cerchio e costruire un’occasione di incontro per tutto il Triveneto. È stato bello vedere come molti, arrivati quasi da sconosciuti, siano ripartiti con legami nuovi, amicizie nate sul campo e la sensazione di far parte di una famiglia più grande.
Dietro le quinte, l’impronta della Presidenza Triveneta si è sentita forte. Natalino Miatto, Presidente Ispettoriale, e Luigino Davanzo, Tesoriere, con le rispettive mogli, hanno reso il campo ben organizzato, occupandosi in prima persona della cucina e offrendo diverse attenzioni concrete per la gestione. Una presenza instancabile che ha dato sostanza ed esempio di servizio e umiltà a tutti, contribuendo a creare un clima di "casa".
Fondamentale il ruolo di don Marek Antosik, Delegato Salesiano per l'Ispettoria Triveneto, che non si è limitato ad accompagnare nelle numerose camminate tra le Dolomiti, e ad essere presente con discrezione, ma ha saputo coinvolgere e stuzzicare i ragazzi con il suo stile diretto: “ti provoco, ti metto in discussione e poi aspetto la tua reazione”. È stato questo atteggiamento a innescare riflessioni autentiche e a generare una risposta corale, chiara e concreta da parte dei giovani: la voglia di esserci, di proporre, di costruire futuro.
Negli ultimi giorni è intervenuta anche Giulia Smaniotto, Vicepresidente Vicario, che con la sua famiglia ha portato ulteriori momenti di riflessione e formazione, completando il percorso iniziato da don Marek e permettendo ai ragazzi di raccogliere in modo unitario il senso dell’esperienza.
Il tutto si inserisce dentro una stagione importante: la Presidenza 2024–2028 degli Ex Allievi del Triveneto ha scelto come priorità il passaggio generazionale. Significa passare il testimone dai senior ai giovani, perché possano inventare attività nuove, in sintonia con il contesto di oggi, e continuare l’opera educativa con linguaggi e strumenti più vicini alle loro vite. Questo campo è stato uno dei segnali concreti con cui si stanno attuando questi passaggi.
E poi, più delle parole ufficiali, restano le voci dei ragazzi:
Margherita: «Abbiamo camminato tanto: fare fatica insieme ci ha permesso di sentirci da subito un gruppo».
Sofia: «Abbiamo creato un gruppo coeso con grande facilità, seppure arrivassimo tutti da percorsi diversi, molti tra noi non si conoscessero e avessimo età differenti, con quasi dieci anni tra il più giovane e il più grande».
Alvise: «Da questo campo mi porto a casa la bellezza di stare insieme, partendo da esperienze diverse ma riconoscendoci immediatamente in valori che condividiamo ed in cui crediamo».
Paolo: «La conoscenza tra noi è avvenuta spontanea: il ritmo delle giornate ci ha permesso di stare tanto insieme ma anche di fare deserto e guardarci dentro».
Elena: «I momenti formativi di questo campo ci hanno permesso di guardarci dentro: vogliamo portare avanti il testimone, vogliamo provare a osare il futuro».
Così, alla fine della settimana, la domanda iniziale ha trovato una risposta che non lascia spazio ai dubbi:
i giovani ci sono, e sono pronti a prendersi la loro parte di futuro.
Non cercano svago superficiale né proposte facili: dalle loro parole emerge con forza che desiderano percorsi esigenti, impegnativi, capaci di richiedere adesione profonda e di permettere loro di vivere il carisma salesiano e la testimonianza come mandato di vita.
E il successo di questo cammino dipende anche da noi: dalla presenza di adulti capaci di camminare accanto, senza sostituirsi, ma invece dando credito e fiducia alla forza e alle promesse delle nuove generazioni. Con rispetto, cura e – perché no? – con la sana curiosità di guardare al loro mondo, proprio come faceva don Bosco.