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13/11/2025

Don Antonio Bozzetto

OMELIA  FUNERALE  DON ANTONIO BOZZETTO (8.11.2025)
Prima Lettura 2 Tm 4,6-8.17.18;  Salmo 3;   Vangelo  Mt 25,1-13

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!” Queste parole si sono compiute esattamente per don Antonio, proprio a mezzanotte tra lunedì-martedì di questa settimana. All’udire questo grido di gioia, certamente don Antonio ha preso la sua lampada, piena d’olio, accesa con una bella fiamma, ed è entrato nella sala del banchetto del Signore. E si sarà sentito rivolgere l’invito dello Sposo: Entra, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore.
Come dice Paolo a Timoteo, si era preparato in questi lunghi anni a tracciare un bilancio della sua vita. E si era messo nella disposizione di essere sempre pronto alla possibile chiamata, anzi era meravigliato di questa lunga attesa (98 anni) e talvolta diceva: “Ma il Signore si è dimenticato di me?”. Sentiva che le forze venivano meno, e nei dialoghi che intratteneva con chi lo andava a trovare, ripeteva a modo suo le parole di Paolo: “è giunto il momento per me di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”. 
E ancora: “Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza.”  Don Antonio ha avuto questa certezza che il Signore gli era vicino e gli dava la forza di compiere il suo lavoro come “umile servo nella vigna del Signore”.
La fede, quella di don Antonio, che si traduceva sempre in opere concrete. Ha vissuto coerentemente e intensamente la vita cristiana e religiosa. Anzitutto la preghiera personale e comunitaria. “Mi ha sempre colpito la sua presenza nella preghiera comunitaria, la sua perseveranza nell'esserci e nel precedere tutti, l'attenzione che la liturgia fosse vissuta con devozione e rispetto (memorabili le sue mormorazioni liturgiche!)” scrive don Igino, ex Ispettore”. Ricordava con nostalgia il canto gregoriano, il suono dell’organo degli anni giovanili e pativa a volte per le “storpiature” fatte con le chitarre, anche se sapeva apprezzare tanti canti, eseguiti bene, con gli strumenti moderni. 

La cognata mi raccontava che quando don Antonio andava a casa era fedele alle sue pratiche di pietà, specie al mattino quando si alzava lo trovava  già seduto a pregare. Quando si parlava con lui cercava sempre una via di conciliazione, o comunque ti diceva una buona parola. 

“Dopo la morte di don Walter Cusinato mi ha chiesto – scrive il segretario - se poteva venire a confessarsi da me alla fine di ogni mese; e io ne ho approfittavo a mia volta. Anche in Casa Zatti, fino all'inizio di questa estate, quando la salute ha iniziato a cedere, regolarmente ci incontravamo”. 

Una cosa bella in don Antonio era la passione per i fiori e le piante del giardino: le curava, le potava, portava l’acqua, il concime, le andava a vedere. Nonché gli uccellini erano diventati suoi amici! Anche alla Zatti avrebbe voluto fare qualcosa per il giardino, ma gli mancarono velocemente le forze. “Scrive un confratello: nel tempo vissuto con don Antonio, qui alla Zatti, - durante qualche caffè preso insieme o qualche piccolo servizio che gli rendevo, veniva fuori la sua attenzione nell’osservare anche le piccole cose e la sua mitezza nell’accettare tutto con serenità. …Amante dei fiori, davanti alla sua camera ha desiderato che mettessi dei vasi sempre verdi che egli poteva ammirare... 

Aveva poi un umorismo sottile e sapeva sorridere anche delle cose più semplici. L’olio del suo vasetto della sua lampada era fatto di tanti ingredienti che convergevano però tutti nell’amore, nel donare la sua vita per la comunità, per i giovani delle case dove è stato. Un talento che ha trafficato bene era la sua attitudine alla manualità. Era una persona intelligente, semplice, non appariscente, industrioso, di poche parole e tanti fatti, un vero figlio della sua terra! Dove andava si creava una piccola officina per riparare tanti oggetti, per ricavare aggeggi utili per la casa. Mi raccontava che già in Noviziato (erano 53 in quell’anno 45-46 a Villa Moglia) si erano formati come due gruppi: lui apparteneva al gruppo dei lavoratori, l’altro era quello degli intellettuali, dai quali si sentiva guardato quasi con un po’ di sufficienza). 

        Quando i superiori si accorsero delle sue qualità, gli chiesero di fare l’economo e lo fece sia in Piemonte che in Veneto, svolgendo sempre il suo lavoro con impegno e dedizione. Quando, per essere più vicino alla mamma malata, chiese di potersi trasferire in Veneto, il Direttore di Cumiana disse all’Ispettore: “Son disposto a comperare una macchina in più e che don Antonio vada anche una volta alla settimana dalla mamma… ma non portatemelo via da qui”.  
Accenna poi qua e là, nelle sue brevissime note autobiografiche, che i superiori lo avevano mandato in Inghilterra per studiare Teologia e imparare l’Inglese, ma (pur avendo doti più che sufficienti per gli studi) dopo due anni ritornò in Italia e fu inviato allo studentato teologico di Bollengo. L’inglese però gli servì perché lo insegnò per vari anni nella scuola.

Ma lasciamo la parola allo stesso don Antonio che il giorno del suo 90° compleanno (7 anni fa, nel 2018 il 29/9) nella “predichetta” (così la chiama nei suoi appunti) disse queste espressioni: (ne prendiamo alcune): 
Dopo aver ringraziato Dio per il dono della vita, continua:
-Grazie perché mi hai messo, o Signore, in una famiglia dove la domenica era preparata con impegno e amore, dove tutto doveva essere pulito e ordinato, ambiente e persone, perché rispecchiasse il clima festivo creato dall’attesa e dalla partecipazione alla S. Messa.
-Grazie perché mi hai infuso nell’animo, da fanciullo, quel germe religioso che mi ha fatto amare la chiesa del mio paese con le sue celebrazioni; mi ha reso attivo nell’organizzazione dei chierichetti e nei gruppi di Aspiranti dell’Azione Cattolica e ha suscitato in me i primi germi della vocazione sacerdotale.
-Grazie a Don Bosco che mi ha aperto le porte delle case salesiane, dove l’offerta è stata ricca e abbondante, forse non sempre messa a buon frutto.
-Questo – continuava - è anche il giorno del “mea culpa”. La lettura della vita di Don Quadrio mi ha convinto che la mia vita spirituale è stata una brutta copia della sua, perché l’impegno nelle cose materiali, economiche, (sono stato economo per 25 anni), le passioni e i desideri non sempre controllati non mi hanno aiutato a valorizzare a sufficienza e spiritualmente tanti momenti e situazioni.
-Ma devo ringraziare ancora il Signore che mi ha concesso questi ultimi anni in cui, tra debolezze e incostanza, posso dedicare qualche tempo alla riflessione e alla preghiera e sentirmi più vicino al Signore. Grazie soprattutto a Maria Ausiliatrice perché mi è sempre stata Madre nella mia vita salesiana.
-E non posso non dire un grazie sentito e sincero a tutte le comunità salesiane in mezzo alle quali sono vissuto, perché ho trovato sempre comprensione, aiuto fraterno, pazienza e serenità nell’accettarmi e nella condivisione della vita.
E noi diciamo un grande grazie a te, carissimo Don Antonio. Ti ricorderemo sempre con tanto affetto!
Don Gianni Pellini, omelia funebre, Mestre SDBM 8 novembre 2025