12/02/2024

don Dino Oselladore

Don Dino Oselladore (30/06/1933 – 12/02/2024) – Omelia

Letture del giovedì dopo le Ceneri: Dt 30,15-20 e Luca 9,22-25 – In corsivo, testo di d. Dino


 

“Nato con i piedi nell’acqua a Chioggia nel 1933, per 37 anni vissuto tra cielo e terra sull’altipiano boliviano a 4000 m d’altezza e tra le lande del Chaco Cruzegno a 300 m.

Ritorno con i piedi nell’acqua (P.to Viro, 2 m sotto il Po) nelle lagune delle sue terre basse nel 2010

Per tutto questo: Grazie Signore.

Per la VITA, per il LAVORO, per gli AMICI.

E più: per il CUORE che mi hai arricchito”

 

Con questo incipit don Dino inizia la stesura dei suoi ricordi di vita salesiana e missionaria al rientro dalla Bolivia.

Caro don Dino, tu hai accolto l’invito che nel Vangelo di quest’oggi Gesù fa a tutti: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» e per questo hai sperimento la fedeltà del Signore alla Sua promessa: «chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». Hai scelto la via del bene, hai scelto di seguire Dio e di camminare per le sue vie, hai scelto di spenderti per la sua causa facendo della tua esistenza un dono per i fratelli, e per quelli più poveri, e per questo Dio ti ha fatto sperimentare la vita in pienezza, pienezza che ha aperto il tuo cuore alla gratititudine:   

Per tutto questo: Grazie Signore…

E più: per il CUORE che mi hai arricchito.

 

E così prosegue nei suoi ricordi:

 

Se qualcuno mi chiedesse: sei felice dell’adolescenza e giovinezza così come le hai vissute?

Da ragazzo della calle… Spensierato… Molto più che vivace… Testardo…: davanti ai suggerimenti e anche alle osservazioni rispondevo impulsivamente; e prima ancora di aver ascoltato tutto ciò che mi veniva suggerito, la mia risposta era sempre impulsiva – NO!

 

Non ricordo certo aver dato, anche qualche volta soltanto, una risposta più sopportabile. 

 

La calle Rugoli era il mio territorio, e vi spadroneggiavo con fierezza e prepotenza: mi sentivo capo, e i compagni che mi attorniavano mi sentivano come il loro generale. Quando giocavamo per la calle sia al “pandolo“ che a “nascondino“; ai rimproveri della gente rispondevamo sempre con parolacce – e parolacce vere e provocanti –, e con sorrisi e sberleffi… Per mezza calle Rugoli spadroneggiavamo a dovere.

 

A 6 o 7 anni, forse, mi ritrovai in un percorso di cambiamento: l'Oratorio dei salesiani era solo a 4 calli da casa mia e se prima luci, lampioncini, finestre, vetri… erano l’obiettivo delle nostre fionde, quando incominciai a frequentare l'Oratorio, mi trascinai tutti i compagni dietro.

 

La fama delle nostre avventure in calle, provocarono al nostro primo arrivo un chiudersi di portoni... Nessuno riusciva a fermarci. Immaginate voi un pipistrello così... vestito da chierichetto servire il sacerdote nella Messa: non sapevamo cosa rispondere..., ma il nostro bisbigliare rassicurava il sacerdote che eravamo presenti. E al termine della Messa, in un lampo, sparivano ostie e vino. Ma la tessera, a fine settimana, aveva tutti i bollini di presenza; così, felici, dopo i Vesperi la domenica si andava al cinema “gratis“.


 

Cambiai del tutto quando con un sacchetto e poche cose dentro, mi accompagnarono a Mogliano Veneto, per iniziare le medie, poi il ginnasio... fino al 1950, novizio ad Albarè.

Non riesco a capire e giustificare il cambio come mi sia stato possibile - quasi a dire naturale – da figlio della calle a giovane studente, con il desiderio di chiedere poi a fine ginnasio, a 16 anni, di essere ammesso alla prova del Noviziato.

Più che regolare il resto dei miei anni di formazione... fino al Sacerdozio.

Ma da quella più che strana espansività puerile, all’accettazione di un ritmo di vita tra studio – lavoro – perseveranza, non riesco neppure io adesso ad offrire una logica spiegazione.

 

Ricordo l’espressione di mia sorella maggiore Maria, a conclusione della celebrazione della mia prima Messa all'Oratorio. Io vestito da prete e con la pianeta ancora indosso, e lei sorridente che mi gridava: TU PRETE? DIO MIO!

 

Certo, don Dino dice di non darsi spiegazione di questo cambio avvenuto nella sua persona, ma lascia serenamente intendere come la Grazia di Dio e la sua Parola, la vita sacramentale e anche un ambiente educativo sano e ricco di stimoli positivi, possono plasmare la nostra vita e questo senza azzerare la ricchezza della nostra umanità, l’energia e i tratti personali di ciascuno, dono di Dio per il nostro bene e per la missione a cui Lui ci chiama.

 

E così, quella sua vitalità, caratteristica di don Dino fin dalla fanciullezza, non solo non è venuta meno nel corso degli anni, ma ha caratterizzato tutta la sua vita salesasiana e sacerdotale.


 

Nei suoi primi 15 anni da salesiano sacerdote sarà a Mogliano, a Gorizia, a Venezia S. Giorgio, a Pordenone e poi nuovamente a Mogliano, impegnato nello studio - per conseguire la laurea in lettere classiche e successivamente l’abilitazione ad insegnare - nel ministero sacerdotale e nell’insegnamento.

 

Ordinato Sacerdote nel 1960, venivo inviato a Mogliano come docente con i ragazzi, e studente fuori orario all'Università di Padova. Mi avevano proposto di andare a Roma a seguire corsi di Filosofia e Psicologia, ma rifiutai – e veramente rifiutai – per fermarmi a vivere i primi anni del mio Sacerdozio accanto ai Ragazzi.

 

Don Dino, tuttavia, non si accontenta delle piccole attività di ogni giorno e si lascia contagiare dal sogno missionario che già aveva segnato tanti altri confratelli con il progetto Bolivia

 

Scuola… Assistenza...: non mi impedivano di usare tutti gli altri spazi liberi a cercare giovani (OMG) che con il lavoro e raccolte carta-ferro... si animavano per sostenere i loro amici che se ne andavano in Brasile per offrire “amicizia, servizio, sacrificio...” a favore dei meno favoriti dalla vita. Li chiamavano i “POVERI“, ma per loro diventavano Amici e Fratelli.

 

INSEGNAVO… STUDIAVO… ORGANIZZAVO INCONTRI E LAVORI …

Fino a decidermi di chiedere ai miei Superiori il permesso di partire.

Come Missionario? No certo!

Più come Amico e Compagno.

E il 19 dicembre 1975 prendevo l'aereo per la Bolivia.

Avevo appena terminata la mia Abilitazione all'insegnamento classico nel settembre 1975.


 

Don Dino rimane in Bolivia ben 35 anni. Qui è destinato dall’obbedienza a operare in diverse comunità e a svolgere a più riprese i ruoli di direttore, economo, parroco, dispiegando così doti non comuni di organizzatore e catalizzatore di risorse umane ed economiche, senza tralasciare il ministero sacerdotale e l’annuncio del Vangelo verso i più poveri e svantaggiati.

 

[Del tempo vissuto in Bolivia, La testimonianza di d. Pierluigi Maistrello]

L’ho conosciuto a Venezia S. Giorgio come consigliere (incaricato della disciplina) degli alunni esterni. Io ero l’assistente.

Con lui mi sono trovato dopo molti anni in Bolivia.

Anche se eravamo come l’acqua e l’olio - lui molto esatto e io più o meno -, nella missione ci siamo intesi benissimo. Mai mi ha ricordato i miei insuccessi disciplinari e mi ha tenuto una confidenza completa, sempre sorridente e aperto a nuovi progetti. 

Quando mi ha chiesto di raggingerlo ad Escoma per far partire un canale televisivo per i poveri, ho potuto conoscere lo stile di vita di Don Dino. Era una roccia che non aveva paura di intraprendere progetti, sognare un futuro migliore per i giovani e ragazzi di quella zona. Mi animava, mi ha messo a disposizione tutto quello che poteva e tutto cominciò con una accoglienza incredibile…

Sempre mi ha considerato il “suo” chierico e davvero l’ho stimato immensamente, perché pochi come lui sapevano lanciarsi in imprese che parevano impossibili.


 

Rientrato in Italia nel 2010, dopo due anni a Chioggia - per seguire da vicino la sorella Rina, gravemente malata - e cinque anni a Porto Viro, dove si presta generosamente nel ministero sacerdotale finché le forze glielo permettono, trascorre gli ultimi anni a Mestre, in Casa Zatti, godendo della ritrovata presenza di confratelli e compagni di formazione. 

 

[Tra le sue poche cose in camera sua, alcuni pensieri e sentimenti appunti a mano su piccoli ritagli di carta]

 

  1. Cos’è la Bolivia per me; e preciso: Escoma, San Carlos, Sagrado.

Rivedo – e sogno – ciò che ha saputo donarmi Dio, attraverso quanto vissuto in quei luoghi amati per Sua Grazia:

  • Escoma, i primi passi… goduti agli inizi
  • San Carlos, la Provvidenza vissuta
  • Sagrado, l’addio amaramente sofferto nell’incompiuto…

Ma Dio-Amore sa far rifiorire anche il deserto!!!


 

  1. Benedetti Gesù – Giuseppe – Maria.

Vi offro cuore e anima mia: perché ne facciate un degno tempio di amore per il mio Dio Padre. (Pasqua 2021)


 

  1. Il mio cuore è pronto per TE, 

per TE, mio Dio.



 

[Don Pierluigi Maistrello] 

 

Carissimi chioggiotti, la storia della vostra città è fatta di grandi nomi scritti sui libri e sulle lapidi, ma anche dal sudore, dalle imprese, dall’amore ai poveri di Don Dino tutti conservati nel cuore del Padre che ora l’ha tra le sue braccia. 


 

Al cuore del Padre, lo affidiamo.

La bella testimonianza di don Dino muova anche noi a seguire con decisione il Signore Gesù, a prendere la nostra croce ogni giorno e a perdere la nostra vita per causa sua, per la nostra salvezza e quella di tanti fratelli.