PORTO VIRO. INTERVISTA AL SALESIANO DON BEPI
Missionario in Madagascar
Il Gruppo missionario S. Giusto ha organizzato lunedì 13 ottobre un incontro che ha accolto don Giuseppe “Bepi” Miele, cittadino onorario del Comune di Porto Viro e missionario salesiano in Madagascar, alla presenza del sindaco Mario Mantovan, dell’assessore Giovanni Siviero e di numerose autorità civili e religiose. È stato accolto con grande affetto e con l’occasione la presidente del Gruppo missionario Bruna Ravazzolo lo ha intervistato.
Buongiorno don Giuseppe, o meglio don Bepi, come ami essere chiamato, da quanti anni sei missionario in Madagascar?
Sono in Madagascar da 44 anni, dal 1981, e sono stato direttore di più missioni, dislocate a parecchia distanza l’una dall’altra anche ispetore: gli ultimi anni sono stato a Tamatave e ora da settembre sono ritornato a Mahajanga, dove ho iniziato la mia esperienza nel 1981.
Quanti anni hai?
Ne ho 77 ottobre. Sono nato il 17 ottobre 1948 e quindi ne ho 76 anni.
Quando pensi di ritornare definitivamente in Italia? Oppure il Madagascar è entrato nel tuo cuore definitivamente?
Per me il Madagascar è la mia casa. Posso dire che ormai vivo lì, me è là, è laggiù. Gli anni passano, la salute, finché mi assiste, mi consente di vivere ancora quello che mi è dato da vivere, di ritornare in Italia sarei un pesce fuor d’acqua. Non mi troverei più a mio agio. Poi, il Signore mi ha messo lì, mi ha mandato lì e finché vedo che le cose vanno bene e quindi posso ritornare tranquillamente a casa.
Il Gruppo missionario ti sostiene realmente nei progetti che hai in mente di realizzare?
Sì, posso dire sinceramente che il vostro Gruppo missionario sostiene i progetti che presento loro e che di fatto per aiutare la missione; però, al di là dei progetti materiali, il gruppo missionario mi sostiene spiritualmente e moralmente e so di poter contare su di loro, non mi fanno sentire isolato. Dal lato economico gli aiuti che ricevo sono fondamentali per la vita della missione, dei bambini e dei ragazzi.
Parlaci della tua missione attuale?
Come dicevo, sono a Mahajanga, che è la missione dove sono stato per la prima volta, al mio arrivo in Madagascar. È il luogo dove ho realizzato il centro professionale e altri progetti, sostenuti dal vostro Gruppo missionario, come la banca del riso e, poi, con il contributo della Fondazione Cariparo di Padova e del Gruppo missionario abbiamo realizzato un pozzo per la lavorazione del legno e dell’alluminio.
A Moraravoy abbiamo realizzato grazie a Cariparo un bacino di 40 ettari, che adesso irriga 3 risaie e grazie al contributo di varie associazioni e benefattori di Porto Viro, la Caritas di Bonn, la Fondazione Cariparo e il risultato è che ora ci sono il pozzo e i mezzi agricoli per la lavorazione produttiva di circa 100 ettari di risaia che produce bene. Dovremmo fare un altro pozzo per rendere produttivi altri 40 ettari e risolvere i numerosi problemi alimentari nelle scuole delle missioni del Madagascar. Adesso che sono ritornato a Mahajanga, sono chiamato a riprendere in mano il piano professionale tecnico, per dare a questo centro un maggior sviluppo e alzare ancora di più il livello dei nostri allievi.
Quali sono i progetti realizzati grazie al sostegno del Gruppo missionario san Giusto, a Tamatave, dove eri fino a qualche mese fa?
Abbiamo realizzato delle opere importanti: un hangar per il riparo dalla pioggia e dal sole cocente, dove svolgere tutte le attività con i ragazzi, la fattoria per vedere delle galline e altri animali, dentro un orto, per aiutare la mensa scolastica ed essere un qualche modo autonomi dal punto di vista alimentare. C’è anche un progetto che aiuta le famiglie dei ragazzi più poveri che non possono contribuire con la retta scolastica, un aiuto per la stalla, il “progetto scolare”, un progetto per le ragazze dal corso di taglio e cucito, adesso si pensa di insegnare loro un lavoro, la cura della casa e qualche nozione infermieristica.
Poi abbiamo aperto un’aula informatica con 25 computer usati e ricondizionati per dare la possibilità di imparare l’uso del computer, camminare anche socialmente: ci sarà una grande importanza per i ragazzi, soprattutto per quelli che vanno all’università, una fascia più vicina che non hanno la possibilità di comprarsi un computer per fare i compiti e altre ricerche richieste dall’università.
Altri progetti in cantiere?
Sono previste anche delle attività manuali come per esempio una panetteria, il cui forno partirà entro l’anno da San Donà di Piave e arriverà a Tamatave, dando vita a molte attività che possono essere utili a maschi e femmine. Cerchiamo di aumentare il loro peso sociale. Per la realizzazione di questi progetti noi siamo contenti di avere la collaborazione del Gruppo di Porto Viro con gli associati di Milano, e dell’associazione “Dim.mi” di San Donà.
Spiritualmente ritieni che i giovani e i ragazzi siano in una posizione diversa dalla nostra Italia?
Sì, posso dire che in Madagascar la fede è molto viva e molto sentita, praticata e partecipata. Lo constatiamo per esempio sia alle celebrazioni delle messe, dove le presenze sono di circa 1.500/2.000 persone, ma anche nella collaborazione con le comunità parrocchiali dove molti sono interessati a coinvolgere e a educare, e questo è un aiuto anche a noi perché ci avvicina al popolo e ci fa realizzare delle cose molto utili per loro, che non avevamo previsto o sognato.
Concludendo...
Attualmente il progetto più importante in corso è quello per la missione di Tamatave: “Intervento a carattere umanitario e di solidarietà avente come fine la promozione della donna, la cultura e la formazione professionale, l’alfabetizzazione e la diffusione del Vangelo”, un progetto aperto a 360°, che comprende anche una scuola di informatica, corsi di informatica per ragazzi e ragazze e l’apertura di una biblioteca. Non è facile, infatti, perché le famiglie non sono in grado di comprare un libro. Quindi abbiamo intenzione di offrire una biblioteca con libri di cultura, religione, scienza, arte, letteratura, una piccola sala informatica, con i computer per la ricerca universitaria.
Un ringraziamento va all’Officina missionaria di Milano, a don Mario e ai tanti amici benefattori.
Allora, quando ci rivedremo?
Dovrò ritornare periodicamente in Italia per i contatti con le associazioni, le persone, per dare testimonianze e rivedere i miei famigliari, ma anche tanti amici del Gruppo missionario e tanti sostenitori dei nostri progetti.