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08/06/2025

La missionarietà di don Bosco

In preparazione al 150° anniversario della prima spedizione missionaria salesiana (1875-2025) ci siamo riproposti, in queste lettere dell’8 del mese, di esplorare un po’ di più la nostra storia di famiglia.

Possiamo così scoprire che, durante le Conferenze Annuali di san Francesco di Sales, il 29 giugno 1875, don Bosco annunciò solennemente la sua decisione di inviare il suo primo gruppo di Salesiani in Sud America. Destinazione Patagonia! Era la prima volta che don Bosco ne parlava in pubblico. L’annuncio fu accolto con entusiasmo. Le cronache così descrivono il momento: “Sorpresa, stupore, entusiasmo si succedettero nell’animo degli astanti, che alla fine proruppero in una festosa acclamazione…lo slancio dato quel giorno alle fantasie portò d’improvviso a immaginare orizzonti sconfinati e ingigantì in un istante il già grande concetto che si aveva di don Bosco e della sua Opera. Cominciava veramente per l’Oratorio e per la società Salesiana una nuova storia”. 

Ma sarebbe un errore ingenuo pensare che la missionarietà in Don Bosco fosse improvvisata. Il germe era stato gettato da tempo nel suo cuore e maturò proprio 150 anni con l’invio della prima spedizione al di là dell’Oceano Atlantico.

Don Bosco nacque in un periodo assai interessante: tempo in cui tutta la Chiesa stava registrando un risveglio del fervore missionario sotto papa Gregorio XVI. Proprio egli inviò numerosi missionari in Etiopia, India, Cina, Burma, Oceania e le popolazioni indiane del Nord America. In modo particolare in Francia si risvegliò un particolare slancio missionario ed il Piemonte, geograficamente assai vicino, fu capace di intercettare subito questo vento e questa sensibilità. L’Arcidiocesi di Torino, in particolare, caldeggiò l’invio di numerosi missionari piemontesi ad gentes. Tra i libri che circolavano con maggior successo nel Piemonte dell’inizio dell’800 c’erano le “Lettere edificanti e curiose dei missionari gesuiti del XVII e XVIII secolo” e le “Nuove lettere edificanti dalle missioni in Cina e nelle Indie orientali”, pubblicate tra il 1767 e il 1820. Molte, infine, furono le riviste missionarie, fondate in questo periodo che diffusero interesse e passione per le terre lontane da evangelizzare.

Possiamo allora compiere un esperimento curioso…rintracciare in tutta la vita di don Bosco, le tracce di una passione missionaria sempre presente e coltivata, sotto diverse sfaccettature:

  • il sogno dei 9 anni, dove gli viene mostrato il suo campo d’azione;
  • gli innumerevoli sogni profetici che fece, in modo particolare i sogni missionari;
  • una giovinezza tutta passione ed entusiasmo, dono e cura verso i propri compagni, specialmente più poveri, bisognosi e in difficoltà;
  • lo slancio apostolico che lo portò a prendersi cura amorevole dei giovani “immigrati” dalle vallate del Piemonte e della Lombardia;
  • il suo apostolato delle carceri, sotto la saggia guida di don Cafasso, che lo condusse a conoscere una realtà particolare e ignota
  • il primo oratorio, in cui favorirà tra i suoi ragazzi, con la nascita delle Compagnie, il fervore missionario;
  • le compagnie che animavano l’ambiente educativo salesiano;
  • l’amicizia con Pio IX, particolarmente sensibile al tema missionario;
  • l’incontro personale con grandi e santi missionari (Daniele Comboni, Giuseppe Sadoc Alemany…);
  • la visione di san Domenico Savio sull’evangelizzazione dell’Inghilterra, in cui Pio IX porta la fiaccola della fede;
  • lo zelo missionario di don Bosco, senza compromessi, che lo portò a iniziare il suo apostolato della stampa, pubblicando più di 150 opuscoli e libri;
  • il Bollettino Salesiano, come mezzo principe per divulgare il bene che i missionari facevano in terre lontane e poter finanziare progetti e iniziative;
  • e, infine, la fondazione dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori, pensati di fatto come congregazioni e associazioni missionarie.

Don Rua scrive di don Bosco, nel gennaio 1897, sul Bollettino salesiano: “Il nostro carissimo Padre, nello zelo ardente in cui era divorato, gridava: Da mihi animas! Era questo bisogno di salvare anime che gli faceva sembrare tutto stretto il vecchio mondo e lo spingeva a mandare i suoi figli nelle lontane missioni d’America”.

Siamo perciò figli di una grande sognatore e di un grande missionario che, ancora oggi, chiama e invia tanti giovani verso terre lontane, frutto maturo del suo slancio apostolico. Proprio nella Veglia Vocazione del 31 maggio, la sessantina di giovani partenti per le esperienze missionarie estive, hanno ricevuto, dalle mani dell’ispettore e dell’ispettrice il crocifisso missionari, pronti a vivere un’esperienza forte in terre lontane e a portare la passione di Don Bosco a tanti ragazzi. Così, la sua storia e il suo sogno continuano.

 

Don Fabio (animatore missionario) e don Luca (animatore vocazionale)