24/10/2023

Le parole dei santi

Carissimi confratelli, ci stiamo avvicinando alla Festa dei Santi. L’occasione è propizia per pregarli, per chiedere a loro di lavorare con noi, per rafforzare il nostro desiderio di imitarli e per ricordare ai giovani che è bello avere come modelli uomini e donne che hanno fatto dell’amore il motivo e il senso della loro vita. Giovanni Paolo II, all’inizio del nuovo millennio, scrisse che additare la santità resta più che mai un’urgenza della pastorale.1 Ricordiamoci anche quanto disse il cardinale Joseph Ratzinger nell’omelia in suffragio di Giovanni Paolo I: L’unica grandezza nella Chiesa è di essere santi. E i suoi santi sono le colonne di luce che ci mostrano la via.2

Dall’analisi logica delle storie dei santi possiamo ricavare la sintassi della vita cristiana. Guardandoli da vicino e mettendoli in sinossi emergono le parole chiave della santità. Sono tante, sono belle, sono sfidanti. Ne scelgo tre che mi sembra ci aiutino a posizionarci e riposizionarci nella nostra vocazione: ardere, ardore e ardire. Queste tre parole rivelano quale sia l’architettura di una proposta credibile di santità. Siate accoglienti e paterni, ci ha esortato Giovanni Paolo II, siate in grado in ogni occasione di chiedere ai giovani con la vostra vita: Vuoi diventare santo?3

ARDERE. I santi hanno in corpo braci ardenti, sono vivi perché accesi, affascinanti perché marcati a fuoco dallo Spirito. Nell’immaginario collettivo, quando pensiamo all’inferno lo immaginiamo come un luogo incandescente dove il fuoco fa da padrone. Il fuoco, invece, è l’espressione più alta della vita, non della morte. Se dovessimo trovare un’immagine più coerente con l’inferno dovremmo dire invece che è un luogo dove manca il fuoco, dove tutto è freddo, senza nessun calore, senza nessuna passione. La vita umana, quando perde il suo fuoco, è destinata a diventare fredda come la morte.4 Se l’inferno è freddo, il Cielo nascosto nei santi arde del loro desiderio di amare come Cristo. I santi sono un pezzo di Paradiso in terra. Ardono di Spirito Santo aiutando l’umanità a scoprire in sé le stigmate della nostalgia di Dio.

Sono varie le funzioni del fuoco. Durante l’inverno si mette la legna nella stufa per scaldare la casa. Il fuoco riscalda. La luce di una candela penetra anche il buio più tetro. Il fuoco illumina. Ricordo che il grande pignarûl che si faceva nella festa dell’Epifania era anche l’occasione per eliminare alcune cose inutili che potevano essere bruciate. Il fuoco brucia. Nei santi ritroviamo questi tre verbi: la loro vita riscalda perché intrisa di carità, la loro presenza illumina perché riflette la Luce di Dio, la loro azione brucia la zizzania dopo averla legata in fasce (cf. Mt 13,30). Ardere come i santi significa avere una esperienza da raccontare alla domanda posta da don Miguel Angel Morcuende ad Ariccia durante la Visita di Insieme (3-6 ottobre 2023): Quale è l’ultima volta che avete parlato ad un giovane della vostra esperienza di Gesù? Ardere significa provare dolore per ogni anima spenta. Ardere significa fare in modo che la sera vinca Dio e non youtube. Ardere significa lasciare che Dio possa appiccare il fuoco dentro di noi e sulla terra (cf. Lc 12,49). Presentando Charles de Foucauld, papa Francesco ha ricordato che il primo passo per evangelizzare è aver Gesù dentro il cuore, è “perdere la testa” per Lui. Se ciò non avviene, difficilmente riusciamo a mostrarlo con la vita. [...] Ognuno di noi si domandi: Io, ho Gesù al centro del cuore? Ho perso un po’ la testa per Gesù?5 Solo in Lui il rischio di essere bruciati nell’azione si trasforma nella proposta esaltante di essere bruciati dall’amore.6 Il cuore arde se sta con Lui, se conversa con Gesù (cf. Lc 24,32).

ARDORE. È frutto dell’ardere e del fuoco che c’è nel cuore. È coraggio, impeto, fervore, slancio, perseveranza. Son tutte parole che ritroviamo nel vocabolario dei santi. Vi confido che spesso, scrivendo le omelie per i confratelli chiamati in Paradiso, trovo finestre di vita spalancate sull’ardore. Così racconta in una sua lettera don Armando Stocco (1926-2023), una vita spesa in Messico: Una notte stavo dormendo come un ghiro, quando, verso mattina, mi sento l’acqua giù per le spalle. Mi alzo. Pioveva a dirotto. Prendo la mia lanterna magica, illumino il tetto di paglia. Era come un colabrodo. [...] Che faccio? Prendo il mio impermeabile, lo stendo sopra la coperta e faccio finta di dormire. Il picchiettio delle gocce, i voli dei pipistrelli e le scorribande dei topolini mi offrirono un intermezzo sinfonico non troppo gradito. Ma che importa? L’importante è stare con la gente, vivere con loro e accompagnarli, aiutarli a crescere più umani e più cristiani. Son parole di un uomo abitato dall’ardore missionario. Don Giulio Bertazzo (1936-2022) così scrisse nel suo diario al termine degli Esercizi Spirituali del 2009: Mi prendo il proposito di attingere dall’Eucaristia quotidiana la forza per vivere la carità, la fraternità, l’accoglienza delle persone con maggiore attenzione ai fratelli che sono nel bisogno (soli, anziani, disabili). Devo dare più spazio alla preghiera personale. Riprendendo le parole di papa Luciani, che fu suo amico a Venezia, don Giulio custodiva in camera una targhetta che diceva: Un prete è come una candela che si consuma illuminando la vita degli altri. Sono solo due esempi tra i tanti di una vita vissuta con un ardore radicato in Cristo e proteso ai fratelli. Vi troviamo la conferma che il rinnovato ardore apostolico che è richiesto ai nostri giorni per la evangelizzazione, deriva da un rinnovato atto di fiducia in Gesù Cristo perché è lui che muove i cuori, […] è lui che ci trasmette il suo fuoco apostolico nella preghiera, nei sacramenti e in particolare nell’Eucaristia.7

ARDIRE. È un verbo che ci invita all’audacia dei santi, alla temerarietà, all’eroismo e che ci ricorda che il rischio è la cifra dell’amore. Temo che oggi la vita consacrata sia preda del mito della sicurezza e che anche nel mondo religioso abbiamo nominato degli RSPP per coordinare il servizio di prevenzione e la protezione dai rischi. La vita consacrata, invece, è viva quando ha la capacità di osare, di rischiare, di andare oltre. Scrisse Friedrich Hölderlin che là dove c’è il pericolo, cresce ciò che salva.8 Papa Francesco nel suo discorso di apertura del Sinodo ha detto: State attenti a questo: non prendiamo il posto dello Spirito Santo con cose mondane – anche buone – come il buon senso: questo aiuta, ma lo Spirito va oltre.9 I santi sono uomini e donne che hanno vissuto l’ardire andando oltre il buon senso. Difficile oggi a farsi, visto il contesto culturale in cui siamo inseriti e lo sciame di paure che ronza dentro noi. Siamo abitati dal desiderio di osare sogni nuovi. Liberiamoli affinché il futuro non sia semplicemente un copia-incolla di quel presente che non sa farsi promessa.

Un’ultima cosa. Plutarco scrisse: I giovani non sono anfore da riempire, ma fiaccole da accendere.10 Ciò accadrà se vivremo le parole ardere, ardore, ardire. Sono queste alcune delle parole dei santi.

don Igino

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1 Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte, 6 gennaio 2001, n.30.

2 Joseph Ratzinger (allora arcivescovo di Monaco e Frisinga), Omelia del Pontificale in suffragio di Giovanni Paolo I, 6 ottobre 1978.

3 Giovanni Paolo II, Messaggio per l’inizio del Capitolo Generale XXV, 27 febbraio 2002 in CG25, n.143.

4 Luigi Maria Epicoco, Per custodire il fuoco. Vademecum dopo l’apocalisse, Einaudi 2023, p.VII. 

5 Papa Francesco, San Charles de Foucauld, cuore pulsante di carità nella vita nascosta (udienza generale), 18 ottobre 2023.

6 Don Pascual Chávez, Il ripensamento della pastorale voluto dal CG26, Roma UPS

7 novembre 2008. 7 Giovanni Paolo II, Omelia, Salto-Uruguay 9 maggio 1988.

8 Friedrich Hölderlin, Poesie, Mondadori, Milano 1971, p. 216-217.

9 Papa Francesco, Discorso di apertura della XVI Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 4 ottobre 2023.

10 Plutarco, La vita di Socrate, 2.2.