25/05/2023

Nel nome della Madre

Carissimi confratelli, ogni momento di preghiera comincia con l’espressione Nel nome del Padre. La Festa di Maria Ausiliatrice, invece, ci ricorda che la Congregazione Salesiana è iniziata Nel nome della Madre. E se Nel nome del Padre ci facciamo il segno della croce, il segno da compiere Nel nome della Madre dovrebbe essere quello di un volto gioioso e luminoso per la certezza che siamo sempre pensati, desiderati, amati, cercati da Colei che ci ha dato Gesù. La nostra mamma ci ha dato la vita. Maria, nostra madre, ci ha dato il motivo della vita. È Ausiliatrice proprio perché ci dona Colui che è aiuto, sostegno, spina dorsale della nostra esistenza.

Ogni festa mariana ci ricorda qual è la creatura di cui abbiamo più bisogno nella nostra vita: una madre. È la mamma colei che ci fa sentire subito il suo calore, è lei che per prima ci nutre dal suo seno dopo averci sfamato con il suo stesso corpo; è lei che ci custodisce e che ci cerca con il cuore in gola quando non ci trova. È la mamma che più di ogni altra persona ci pensa in quelle notti oscure della vita che sembrano non finire mai. Al mondo siamo apparsi piangendo per il distacco dal grembo della madre; nell’ora della morte piangeremo nuovamente per la sua assenza. È difficile fare un pezzo di strada senza quella donna che ti osserva con uno sguardo che ama più di mille parole. Ce lo testimoniano le nostre mamme. Ce lo insegna Mamma Margherita. Indimenticabile la sera del 3 novembre 1846. Don Bosco e Mamma Margherita arrivarono a Valdocco dopo aver fatto quaranta chilometri a piedi. Lui con il breviario, un messale con alcuni libri e i quaderni più necessari, lei con un canestro di biancheria e di altri oggetti indispensabili. Sua madre lo segue nell’avventura un po’ folle. Don Bosco non l’aveva obbligata. Egli amava la mamma, ma la mamma amava ancor di più il suo Giovanni. Non esitò: Giovanni, vengo con te. Se ti pare tal cosa piacere al Signore, io sono pronta a partire in sul momento. Colgo in questa espressione di Mamma Margherita la sua capacità di aprirsi al quotidiano scompiglio della grazia1, di essere obbediente. Pagò di persona tale obbedienza. Commenta don Bosco: Mia madre faceva un grande sacrifizio; perciocché in famiglia, sebbene non fosse agiata, era tuttavia padrona di tutto, amata da tutti, ed era considerata come la regina dei piccoli e degli adulti.2 Mamma Margherita obbedì a quel Dio che le parlava attraverso il figlio e la nascente missione salesiana. Don Marco Cescut ultimamente mi ha ricordato che il diavolo ha paura della gente obbediente. Credo che anche per l’obbedienza di Mamma Margherita il maligno non poté impedire la nascita della nostra Congregazione.

In ogni inizio c’è una madre ed è strano pensare che anche Dio abbia bisogno di una madre. Chissà, forse anche in Dio c’è il desiderio di essere teneramente amato da una Madre. Forse anche in Dio c’è il sogno di essere ospitato nel cuore di una Madre. Forse anche in Dio c’è la nostalgia di un grembo così disponibile da essere capace di accogliere l’Infinito. Il nostro è un Dio che non vuole essere orfano. Sarebbe triste, infatti, dover vivere senza una madre per l’eternità!

Maria è totale disponibilità incondizionata a Dio, e per questo può essere sua madre. E Dio è talmente innamorato della sua creatura più bella che nasce da lei (cf. Lc 1,35). È in questo reciproco appartenersi fatto di donazione tra finito e infinito, tra creatore e creatura che si incarna la vita. È un donarsi e ridonarsi che in noi si manifesta in quel lancinante anelito dell’anima e del corpo che si fa assenza interiore, in quella sete di legami che hanno il sapore dell’infinito, del per sempre, di un affetto tutto e sempre! È qualcosa che ci prende dentro, che ci afferra nelle viscere, che ci fa sentire il dolore dell’amore. Lo Spirito che in noi grida Abbà! Padre! è lo stesso che geme per il sogno di un abbraccio eterno di una madre. Quante volte avremmo voluto che l’abbraccio della nostra mamma non finisse mai... mai! Quante volte non facciamo altro che sperare che i nostri amori non finiscano mai e che il desiderio d’amare non diventi un urlo contro il cielo per un abbraccio che si è spezzato. E quante volte le madri attendono in lacrime il ritorno di un figlio inchiodato sulle croci della vita. Quel figlio attende soprattutto le braccia della madre.

Nel film Decalogo I, uno dei capolavori di Kieslowski sui Dieci Comandamenti, il bambino protagonista, orfano di madre, sta giocando al computer. Improvvisamente si ferma e chiede alla zia: «Com’è Dio?». La zia lo guarda in silenzio, gli si avvicina, lo abbraccia, gli bacia i capelli e tenendolo stretto a sé sussurra: «Come ti senti, ora?». Pavel non vuole sciogliersi dall’abbraccio, alza gli occhi e risponde: «Bene, mi sento bene». E la zia: «Ecco, Pavel, Dio è così». Dio è un abbraccio. E la Madre di Dio è l’intimità e la tenerezza dell’abbraccio di Dio. Ne abbiamo tutti bisogno. Così come abbiamo tutti bisogno di abbracciare Dio. Ce lo ha ricordato Papa Francesco: Quanto ci fa bene, come Simeone, tenere il Signore «tra le braccia» (Lc 2,28)! Non solo nella testa e nel cuore, ma tra le mani, in ogni cosa che facciamo: nella preghiera, al lavoro, a tavola, al telefono, a scuola, coi poveri, ovunque. Avere il Signore tra le mani è l’antidoto al misticismo isolato e all’attivismo sfrenato, perché l’incontro reale con Gesù raddrizza sia i sentimentalisti devoti che i faccendieri frenetici.3 Parafrasando quanto scrive il Papa nella Evangelii Gaudium4, se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti giovani vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita, senza l’abbraccio di Dio Padre e l’abbraccio di Maria, nostra Madre.

Un’ultima cosa. Qualche giorno fa ho trascorso una giornata a Lourdes, luogo dove ogni pellegrino non sente nostalgia di casa perché, nell’abbraccio di Maria, si sente a casa. Vi sono stato assieme a mia mamma, a mio fratello e alle due mie sorelle. È stato il nostro regalo alla mamma in occasione dei suoi 80 anni. Siamo tornati con lei lì dove i nostri genitori erano stati in viaggio di nozze. La sera abbiamo partecipato alla processione Aux Flambeaux. Al termine della fiaccolata, mentre la statua di Maria veniva riportata nella Basilica della Nostra Signora del Rosario, con la coda dell’occhio ho visto mia mamma che salutava la Madonna dicendo Mandi Madunute. Mi ha fatto molto bene vedere dipinto sul volto di mia madre tutto il suo tenero affetto per Maria. Vorrei avere il suo stesso trasporto interiore, la sua stessa capacità di affidamento, la sua stessa certezza che tutto è possibile Nel nome della Madre.

don Igino Biffi

 

1 Papa Francesco, Omelia nella XXII Giornata Mondiale della Vita Consacrata, 2 febbraio 2018.

2 Giovanni Bosco, Memorie dell’Oratorio, in Fonti Salesiane p.1273-1274.

3 Papa Francesco, Omelia nella XXII Giornata Mondiale della Vita Consacrata, 2 febbraio 2018.

4 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n.49.