10/12/2022

Omelia Professione Perpetua

Giovedì 8 dicembre 2022 presso la Parrocchia di Scalon di PortoViro, Simone del Negro ha pronunciato il suo "Eccomi" al Signore per sempre tra i Salesiani di don Bosco.

Porto Viro, 8 dicembre 2022

Professione Perpetua Simone Del Negro

Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te. È con queste parole che l’angelo si rivolge a Maria. L’espressione piena di grazia è molto bella. Potremmo dire piena di gioia, piena di bellezza, piena di amore, piena di Dio. La festa dell’Immacolata ci mostra qual è l’altissima dignità dell’uomo, di ogni uomo, e ci dona la certezza che vale la pena vivere in grazia di Dio, abitati dall’Infinito. È così che Dio ci desidera, pieni di grazia, ed è questo l’intimo desiderio della nostra anima. Don Bosco ci teneva all’8 dicembre perché gli stava a cuore che i giovani, come una spugna, assorbissero uno degli insegnamenti a lui più cari: vale la pena vivere, come Maria, in grazia di Dio. Non a caso l’8 dicembre 1841 don Bosco incontra il primo ragazzo, Bartolomeo Garelli. Inizia l’oratorio e così oggi il mondo salesiano festeggia il proprio compleanno. L’8 dicembre 1854, giorno in cui Pio IX dichiara il dogma dell’Immacolata, Domenico Savio raggiunge il vertice della tensione spirituale quando rinnova le promesse della prima comunione e ripete: Maria, vi dono il mio cuore; fate che sia sempre vostro! Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei! Ma per pietà, fatemi morire, piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere un solo peccato!1 Da quel 8 dicembre la sua condotta e il suo spirito appaiono trasfigurati, pieni di grazia. L’8 dicembre 2022 Simone vive la sua professione perpetua ponendosi in continuità con questa storia di grazia. Il testo della Genesi ci rivela che la vita di grazia può essere rubata dal serpente. Dio chiese alla donna: Che hai fatto? E lei rispose: Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato. Vigiliamo per non lasciarci rubare la grazia, per non lasciarci ingannare da quei serpenti capaci di spegnere i desideri e di farci venire il dubbio che non siamo degni di essere amati. Se ciò dovesse accadere, Dio ci viene a cercare perché amati chiedendoci: Dove sei? Questa domanda è la nostra salvezza perché siamo dei salvati nella misura in cui siamo dei cercati. Ogni tanto fermati e prova ad ascoltare quel Dio amante che anche oggi ti chiede: Dove sei? Vorrei dirlo soprattutto a Simone: lasciati cercare sempre da Dio e non giocare a nascondino con Lui. Non nasconderti come Adamo e mostrati pure nella tua nudità ovvero nella tua fragilità. Questa è il luogo in cui Dio nascerà mille volte, è la culla della grazia. La nostra fragilità è una Betlemme per Dio. Vivere la vita consacrata non significa entrare tra la schiera dei perfetti bensì accettare che Dio consacri tutto di noi, anche la nostra povertà. E ricorda che Dio ci invita a superare la nostra fragilità spronandoci a prenderci cura 1 Giovanni Bosco, Vita del giovanetto Savio Domenico, p.40 (OE XI, 190). degli altri. Lo hai scritto nella tua lettera di domanda per la professione perpetua: Ogni volta che ho fatto spazio al Signore e ai ragazzi, la mia fedeltà a Lui ne è uscita più forte. San Paolo scrivendo agli Efesini ci ricorda che c’è una chiamata universale alla santità. Così scrive: In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità. È bello sapere di essere scelti e quindi amati da sempre: è una certezza a cui ritornare nei momenti in cui la vita si fa salita. La santità è aderire a questo amore eterno attraverso la vocazione a cui ciascuno è chiamato. I voti di povertà, castità e obbedienza, la vita di preghiera, la vita comunitaria e la missione tra i giovani sono il luogo in cui vivere il disegno d’amore della sua volontà. Maria realizza questo disegno d’amore nella quotidianità di Nazareth, nella festa di Cana di Galilea, ai piedi della croce sul Calvario. Il suo itinerario spirituale ci svela che siamo chiamati a vivere santi e immacolati in tutti i luoghi della nostra vita. Molte volte attendiamo il momento ideale o speriamo di trovare presto il posto più adatto per vivere. Maria ci insegna che la grazia abita ogni momento della nostra esistenza, ma che allo stesso tempo siamo degli illusi se concepiamo l’amore come qualcosa che ci preserva dalle difficoltà dissolvendo le nostre preoccupazioni. L’amore non ti elimina i problemi, ma ti rivela come affrontarli e come portarli con te nello zaino della vita. L’amore non ti salva dalla fatica, ma ti dà la forza di vivere anche le situazioni più difficili. La possibilità di esser lieti nella vita non nasce dall’assenza di dolore, ma dallo scoprire che tutte le vicende della vita, quelle felici come quelle tristi, hanno un senso, un significato, una grazia nascosta ma feconda. Carissimo Simone con la professione perpetua dichiari di voler lasciarti abitare sempre e per sempre dalla grazia di Dio. La tua scelta è una consegna totale a Lui affinché lui possa fare di te quello che vuole, ma prima ancora è l’accoglienza del dono della sua grazia. Lasciati vincere da Dio e dalle sue richieste: quanto Lui chiede è sempre motivo di grazia. Lasciati abitare dalla vita dei confratelli e impara a condonare i loro debiti (cf. Lc 7,42): sii per loro, come l’angelo, annunciatore di grazia e ricorda che ciò che muove il cuore è sapere che chi mi sta dinanzi è disposto a dare la sua vita per me. Lasciati sempre interrogare dai giovani e dai loro volti: sarai per loro canale della grazia di Dio nella misura in cui attingerai alla sorgente. Nella vita spirituale, nella vita di comunità, nella missione salesiana, ogni volta che si presenterà la tentazione di sentirti arrivato vincila perché rimanere allievo è il segreto di ogni maestro. Nel Vangelo dell’annunciazione c’è una espressione molto bella che l’angelo rivolge a Maria e che oggi è un dono per tutti noi. L’angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Dinanzi ad una proposta grande, immensa, Maria viene rassicurata. Ogni tanto dovremmo prendere il rosario e sgranarlo ripetendo Non temere. La paura molte volte ci blocca e ci impedisce di sognare, di osare, di fare della nostra vita un dono. Per paura molte volte scegliamo le situazioni più comode, quelle che apparentemente ci lasciano in pace. Talvolta abbiamo paura anche di amare perché sappiamo che nell’amore perdiamo la regia. Altre volte abbiamo paura della sconfitta e preferiamo non iniziare neanche le battaglie della vita. Altre volte temiamo il giudizio altrui. Non lasciamoci immobilizzare dalla paura di scegliere, dalla paura di affidarci a Dio, dalla paura di rischiare, dalla paura di fare un salto nel buio se vi è la fede. Maria lasciandosi tatuare nel cuore quel Non temere ha risposto all’angelo: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. La scelta di abbandonarsi a Dio nasce dalla certezza di fede che il suo amore per noi è più grande di ogni nostra paura. Anche don Bosco in alcuni momenti ha avuto paura di non farcela e di essere abbandonato. Sono i momenti in cui decidere tra l’affidarsi a se stessi e alle nostre forze o l’affidarsi a Dio. Caro Simone questo è anche quanto hai scritto nella tua lettera di domanda per la professione perpetua: Sono consapevole che l’abbandono nelle sue mani sia un cammino mai concluso, ma confido che la sua fedeltà e i suoi doni possano condurmi ad amarLo e a vivere sempre più unito a Lui. La festa dell’Immacolata e le letture di quest’oggi ci rassicurano che Dio è abbondante nei suoi doni, ma ci ricordano anche che la grazia va custodita. La professione perpetua è la gioia di appartenere a Dio per sempre, una gioia che va nutrita, coltivata, difesa con lo scudo della perseveranza e la spada della disciplina interiore ed esteriore. La custodia dei doni è un combattimento che finirà il giorno della nostra morte. Mi ha sempre colpito che i cuori degli innamorati vengano rappresentati trafitti e uniti da una freccia. È strano, ma sta a significare che quando si ama si è disposti a lasciarsi trapassare e ferire il cuore. A Maria fu predetto questo da Simeone: anche a te una spada trafiggerà l’anima (Lc 2,35). Accogliamo questa logica di Dio perché è solo in quell’amore totale che sa mettere gli altri prima di noi stessi che possiamo custodire la grazia della nostra vocazione. Caro Simone, Don Bosco possa continuare a vivere oggi attraverso di noi, attraverso di te. Maria Immacolata, piena di grazia, dalla cattedra della realtà sia sempre la tua maestra.

Letture Gen 3,9-15.20 | Sal 97 | Ef 1,3-6.11-12 | Lc 1,26-38 C

on gratitudine a Simone, don Igino

 

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