In un tempo in cui le persone, e i giovani soprattutto, vivono immersi in «non luoghi» - dalle piazze virtuali ai quartieri dormitorio - lo scopo è «aprire luoghi reali e vivi, dove i ragazzi possano crescere, costruire legami autentici, fare esperienze positive». Dove? Negli oratori. Che hanno attraversato i secoli: dall’epoca di San Filippo Neri, che li fondò nel 1550, a quella di San Giovanni Bosco, che dalla metà dell’Ottocento ne fece i pilastri della propria azione educativa ed evangelizzatrice per bambini e ragazzi, fino ad oggi. In un mondo radicalmente cambiato.
«Ma non per questo meno bisognoso di occasioni di relazioni vere, divertimento sano. E per chi lo desidera, di guardarsi dentro e approfondire il proprio percorso di fede», assicura don Stefano Mazzer, direttore e parroco dell’Opera salesiana Santa Croce, nell’omonimo borgo, nell’est cittadino. Qui la parrocchia, nella zona del teatro Alcione, è affidata ai salesiani dal 1976; l’anno prossimo si festeggeranno i 50 anni.
Fulcro dell’oratorio è il «Cortile»: aperto ogni giorno, tutto l’anno, gratis, senza tesseramento. I bambini e ragazzi, almeno 50 ogni pomeriggio, «hanno la possibilità di trascorrere il tempo fra giochi e tornei», spiega don Mazzer, «e anche di intraprendere un cammino di fede, se lo vogliono, specifico per la loro età. Poi ci sono la società sportiva, il gruppo di teatro, le attività caritative (come l’aiuto all’Emporio della solidarietà). Il tutto con la guida di animatori e volontari: il principio è che i più grandi si occupano dei più piccoli, in una catena virtuosa che arricchisce tutti».
I gruppi sono numerosi: 200 ragazzini delle scuole medie, 220 adolescenti, una trentina di universitari e giovani lavoratori, oltre a 50 adulti volontari.
«L’oratorio non è solo per i giovani; puntiamo molto, anzi, al valore delle relazioni intergenerazionali. Questa è una “casa per famiglie“, su cui i genitori fanno molto affidamento». Anche in una società sempre più multiculturale? «Sì», risponde don Mazzer, «non ci sono preclusioni. Ovviamente l’oratorio ha una chiara identità cristiana-cattolica. Ma, nel rispetto reciproco, accogliamo tutti. Ed è già capitato che partecipassero famiglie non cristiane: è andato sempre tutto bene».
Altra realtà molto vivace, intorno cui gravitano oltre 400 persone d’ogni età, è l’oratorio salesiano di Bardolino, in via Strada di Sem. Con la particolarità di essere, questo, «a conduzione laicale».
Tra i responsabili, Matteo Bortoletto, con la moglie Martina Micheletti e tre dei loro cinque figli, lavora e vive qui, negli spazi dell’Istituto Tusini, che ospita pure il centro salesiano di formazione professionale, l’attività di ospitalità per gruppi legati all’Opera, il Villaggio educativo con i servizi per minori.
Una famiglia di missionari a «chilometri zero», quella di Bortoletto, dopo le esperienze fatte in America Latina e con l’Operazione Mato Grosso. Alla piccola comunità si aggiungono alcuni giovani, universitari o lavoratori, che si mettono a libera disposizione nelle tante iniziative a favore di bambini e ragazzi, e intanto riflettono sulla direzione da dare alla loro vita.
Pur non risiedendo in loco, responsabili l’Opera sono anche Michele Gandini e la moglie Erika Mazzola - lui ex bancario che ha trovato nelle attività salesiane il vero senso dell’esistenza - e Sebastiano Vecchia con la consorte Marta Cussotto.
«Sì, ci vuole coraggio a portare avanti una proposta educativa fondata sulla religione. Il mondo, tecnologico e secolarizzato, è molto diverso da quello in cui operava don Bosco; eppure quel messaggio di apertura al prossimo è più che mai valido», affermano Bortoletto e Gandini. «Si cammina insieme, si riflette, ci si interroga, senza costrizioni. E dopo un campo di un paio di settimane, gli adolescenti ci dicono: “Per la prima volta non ho sentito il bisogno di fingere di essere qualcun altro“».
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Tratto da: https://www.larena.it/territorio-veronese/citta/oratori-verona-parrocchie-conduzione-laicale-1.12838969