25/08/2022

Pellegrini in viaggio verso casa

Tra il 30 luglio e il 5 agosto ho partecipato con altri 16 giovani della Casa salesiana di Trento a un pellegrinaggio sui luoghi di don Bosco. Ci siamo spostati a piedi in un percorso ad anello, partendo da Valdocco, passando in tanti luoghi significativi per la storia di don Bosco e di Domenico Savio. Si potrebbero dire tante cose su quello che abbiamo fatto, sul percorso, sui chilometri camminati, descrivere minuziosamente tutti i luoghi… ma di quello che abbiamo vissuto resterebbe poco o niente, sembrerebbe la descrizione sterile di una settimana che in realtà ha dato molto di più. Perché quello che rimane, raschiando via tutto il superfluo, sono i motivi di gratitudine infinita e di profondo stupore che a fine settimana ci risuonavano in cuore.

Rimane in cuore la gratitudine per tutti coloro che ci hanno ospitato. Dappertutto hanno tirato fuori dal frigo acqua fresca, senza bisogno di chiederla. Dopo la prima giornata di cammino abbiamo dormito a Baldissero Torinese, dove i giovani del gruppo della parrocchia hanno preparato per noi la cena (buonissima) e ci hanno accolto come vecchi amici. O anche a Chieri, dove un salesiano ha portato fuori dalla mensa acqua e menta per tutti. A Valsalice ci hanno aspettato con del thè. A Castelnuovo don Bosco siamo stati accolti con brioches e acqua fredda. Tutte delicatezze e gentilezze che ci hanno fatto sentire ancora di più a casa.

Rimane in cuore la gioia di aver rinnovato la nostra Promessa da Amici di Domenico Savio a Mondonio, nella stanza dove il nostro amico Domenico è nato al Cielo. Lì, nel posto dove ha detto “Che bella cosa io vedo”, abbiamo lasciato un fazzolettone con tutte le nostre firme, così dal Paradiso ci aiuta ad essergli sempre più amici.

Rimane in cuore la cura con cui ci trattavamo a vicenda. Capitava a volte, soprattutto nelle tappe più lunghe e calde, che qualcuno finisse l’acqua. Chi ne aveva ancora, la offriva ai compagni in difficoltà, spesso senza che la chiedessero. Questi giorni ci hanno aiutato a conoscerci meglio: eravamo pochi, condividevamo tutto quello che avevamo, e le fatiche ci hanno aiutato a fare quel salto in più di generosità, che male non ha fatto!

Rimane in cuore l’affidamento a Maria e a Dio di questi giorni. Il nostro è stato un pellegrinaggio. L’abbiamo cominciato scrivendo su un biglietto una Grazia da chiedere a Maria. Il biglietto, poi, l’abbiamo portato con noi tutto il tempo dentro lo zaino, così camminava con noi. Durante il cammino in alcuni momenti ci siamo dati dei tempi di silenzio e preghiera per questa Grazia. E l’ultimo giorno, a Valdocco, abbiamo lasciato il biglietto sotto la statua di Maria.

Rimane in cuore lo stupore di vedere in ogni luogo in cui arrivavamo, in lontananza sui monti, la Basilica di Superga, che è stata la meta della nostra prima mattina di cammino. L’abbiamo vista allontanarsi fino al Colle e poi riavvicinarsi mentre tornavamo verso Torino. La Madonna vegliava sul nostro cammino e vedere sempre la Basilica ce lo ricordava molto bene.

Rimane in cuore l’emozione di percorrere gli stessi sentieri che, meno di 200 anni fa, percorrevano anche don Bosco, Mamma Margherita, Domenico Savio, don Calosso, don Cafasso, Michele Rua e tanti altri giovani. Rimane l’emozione di vedere i pezzi di cielo che vedevano anche loro, di camminare sulla terra che hanno calpestato tante volte, di entrare nella Casetta, nella camera del Sogno dei 9 anni, di stare a Cascina Moglia, dove Giovannino passa due anni difficili della sua vita, di entrare per la prima volta nella stanza di fianco alla chiesa di Morialdo, dove don Calosso fa scuola a Giovannino e gli insegna per la prima volta cosa vuol dire gustare la vita spirituale e avere una guida… Tutto questo, almeno mi pare, senza voler vedere questi luoghi per il solo fine di vederli, ma sapendo che in ognuno di questi luoghi, un santo ha fatto una forte esperienza di Dio. Sapevamo bene di essere su terra sacra.

Rimane in cuore la passione con cui, nella nostra tappa a Chieri, i 7 novizi ci hanno raccontato i 10 anni più importanti di Giovannino: il suo tempo in seminario, l’amicizia con Luigi Comollo, la sua permanenza nel sottoscala del Caffè Pianta e la Società dell’Allegria. Ci hanno fatto anche il dono enorme di pregare con noi i Vespri, mettendoci così tanta cura nel canto, nell’affidamento al Signore, che non ci si poteva non sentire coinvolti e abbracciati da Dio.

Rimane in cuore la condivisione delle esperienze, il raccontarsi durante il cammino. Per farlo, abbiamo usato una tecnica molto bella: all’inizio del pellegrinaggio, ci è stata consegnata una maglietta MGS a testa (quella con i luoghi Salesiani scritti dietro) e per ogni luogo visitato, con un indelebile, scrivevamo una parola che ci ricordava quel posto, a partire dall’esperienza di don Bosco.

Rimane in cuore la commozione che tutti noi abbiamo provato celebrando la Messa nell’altare in cui era stato sepolto inizialmente don Bosco, a Valsalice. Lì don Bosco era stato sepolto con immensa premura dai suoi figli e lì, più di un secolo dopo, siamo arrivati noi, trasandati, stanchi, ma felici. E lì, al termine della messa, abbiamo cantato insieme tutte e 5 le strofe di Giù dai colli: come don Bosco quel giorno di novembre 1846 era sceso da quei colli con Mamma Margherita e, anni dopo, era stato portato in processione per tornare nella sua Valdocco, così noi siamo scesi dagli stessi colli e, finalmente, abbiamo raggiunto la nostra Casa.

Rimane in cuore, infine, l’arrivo a Valdocco, veder spuntare la Basilica di Maria Ausiliatrice dietro l’angolo. Siamo partiti da lì e lì siamo arrivati, più stanchi, ma più vicini al Cielo. Entrare in Basilica, sedersi vicino a don Bosco, Madre Mazzarello, Domenico Savio… È stato un dono poter partecipare a questo pellegrinaggio con i miei 16 compagni di cammino, per avvicinarsi insieme a Dio, per conquistare insieme il Paradiso.

Elena