01/12/2023

Ti va di venire con me? Focus PG

Focus PG                                               

01 dicembre 2023

Ti va di venire con me?

Carissimi confratelli e laici,

 

UN VECCHIO E UN BAMBINO

“Un vecchio e un bambino si presero per mano / E andarono insieme incontro alla sera”

Inizia così la famosa canzone di Francesco Guccini “Un vecchio e un bambino”. La scena è iconica. La prendo come provocazione per noi, chiamati ad accompagnare i giovani. 

Non so voi, ma a me capita - a volte - nonostante la giovane età, di sentirmi come un vecchio, un boomer, per i giovani che incontro.

La canzone prosegue descrivendo come il vecchio racconti al bambino, con le lacrime agli occhi, il mondo che lui aveva conosciuto da giovane, un mondo che era vivo, verdeggiante, pieno di alberi, frutti, fiori; il testo poi conclude: “Il bimbo ristette, lo sguardo era triste, / E gli occhi guardavano cose mai viste / E poi disse al vecchio con voce sognante: / Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”

La canzone può essere presa da diverse angolature e quindi avere diverse interpretazioni. Desidero offrirvene alcune, senza la pretesa di interpretare quanto voleva dire l’autore (il quale asserisce di aver scritto la canzone immaginandosi il mondo dopo un disastro nucleare).

 

PRENDERE PER MANO

Ad ogni modo: L’immagine del vecchio e del bambino che si prendono per mano e camminano assieme è bella. Dice l’importanza di camminare insieme ai più piccoli, di stare loro accanto, di accudirli, di raccontare storie che fanno sognare. Di consegnare ricordi che ci hanno fatto del bene. É bella la parola “Ri-cordare”. Dice che dobbiamo “portare al cuore” gli eventi. Ciò che abbiamo imparato non deve essere solo questione di mente, ma di cuore. Lì ha sede la memoria buona delle cose. E ai giovani possiamo trasmettere qualcosa solo se questi pensieri passano attraverso il nostro cuore. Possiamo essere accompagnatori dei giovani solamente se seguiamo il cuore pensante.

Nella parte centrale del testo viene descritto un mondo spento: si va verso la sera (icona della fine di un’epoca, della morte); il sole “brilla di luce non vera”, è spento; l’immensa pianura è descritta come vuota, ci sono solo “torri di fumo”, immagine della vacuità delle cose. I due camminano in questo mondo in cui il giorno “cade” e l’animo del vecchio é come se fosse assente, arreso, distante, mentre il bambino sta in silenzio. Che il vecchio sia figura di noi educatori, ormai rassegnati ad una visione pessimistica del futuro, incapaci di sognare, di cogliere i germogli di speranza presenti, capaci di trasmettere solo ricordi lontani senza più entusiasmo? Sarebbe da chiederci con quanta vita stiamo prendendo in mano le nuove generazioni. Se siamo educatori accesi o spenti.

 

ACCENDERE UN SOGNO

L’altra immagine interessante, da prendere in considerazione, è quella del bimbo che - alla fine - dopo aver ascoltato le parole del vecchio, con voce sognante, chiede di poter ascoltare altre fiabe!. Immerso nel mondo vuoto, buio e senza vita, i ricordi - pur rassegnati del vecchio, accendono in lui un sogno, che sa da fiaba… ma che può permettere di vedere più lontano, di riportare in auge quel mondo ormai in declino. 

 

TI VA DI VENIRE CON ME? 

Accompagnare un giovane è prenderlo per mano e portarlo a vedere più lontano, oltre i nostri orizzonti, facendo conoscere un mondo che può essere pieno di vita, di frutti da gustare, di cose da imparare, di persone da incontrare. 

Accompagnare un giovane è chiedergli “ti va di venire con me”? Per mostrargli con passione quanto scalda il nostro cuore e far sì che anche lui possa essere acceso dalla stessa passione e viverla poi con noi. 

Quanto è bello vedere allievi che decidono di fare lo stesso percorso che abbiamo fatto noi, perché accesi dal nostro stesso ideale. Quanto è bello vedere giovani che decidono di diventare docenti, o aprire una azienda nel campo di lavoro che abbiamo loro insegnato, oppure che decidono di donare la loro vita agli altri seguendo la vocazione salesiana. Ce ne sono, di giovani così. E possiamo fare di più, se li prendiamo per mano e li portiamo con noi.

“Ti va di venire con me?” È una domanda che dobbiamo fare un po’ più spesso ai giovani. A volte vanno proprio presi per mano, alzati dai loro divani, e portati con noi a vedere un mondo nuovo. “Ti va di venire con me?” è la domanda vocazionale per eccellenza. Riprende quel “vieni e seguimi” che Gesù stesso disse ai primi discepoli.

 

POSSO VENIRE CON TE?

Sarebbe ulteriormente interessante chiederci se mai qualche giovane ci abbia anticipato chiedendoci: “posso venire con te”? Vuol dire che non è servita una chiamata, ma è bastato il nostro sguardo luminoso, il nostro sorriso contagioso (il contrario dell’animo spento del vecchio della canzone) ad accendere il cuore del giovane (spento e triste, come il bambino della canzone) a sognare e a prenderci per mano, per andare insieme incontro alla gioia piena, condivisa, segreto della nostra vocazione.  

 

UN DIO CHE VUOLE VENIRE CON NOI

Ci prepariamo a vivere il tempo di Avvento, tempo di attesa del Signore Gesù, L’Emmanuele, il Dio con noi, che ogni anno torna e ci prende per mano. Lui, il Dio che si è fatto bambino, vuole camminare con tutti noi. Lui stesso ci chiede: "Posso venire con te?". E noi, lo accogliamo? E dove lo portiamo?

 

 

don Emanuele Zof

DELEGATO PG - INE